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LA MITOLOGIA...PARLIAMONE...DA CROTONE CITTA' DELLA MAGNA GRAECIA

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IL MITO DI PANDORA

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view post Posted on 18/5/2010, 13:39
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Il mito di Pandora è sequenziale al mito di Prometeo il quale, rubando il fuoco agli dei per restituirlo agli uomini, fece infuriare il padre degli dei Zeus (Giove per i romani).

Secondo il racconto di Esiodo (il più antico poeta greco di cui si abbia notizia, che visse tra l’VIII e il VII secolo a.C.), Zeus ordinò a Efesto (Vulcano, dio del fuoco e fabbro degli dei) di forgiare una bellissima figura femminile: Pandora, dicendo: "essi (gli uomini) riceveranno da me, in cambio del fuoco, un male di cui gioiranno, circondando d'amore ciò che costituirà la loro disgrazia".
Gli dei dell'Olimpo donarono a Pandora ogni sorta di pregio e di virtù, da cui il nome che significa "tutta un dono".
Ma il dio Mercurio le donò la curiosità e Zeus un vaso da custodire, ma con il divieto di aprirlo.
Pandora però, spinta dalla curiosità lo aprì e dal vaso uscirono tutti i mali: la vecchiaia, la morte, la malattia, la pazzia, solo per ultima uscì la speranza.

Forse non tutti sanno che il termine sanscrito che traduce "speranza", ha in realtà un senso negativo che lo avvicina più all’italiano "aspettativa" che non a "speranza"; per questo la "speranza" rimasta sul fondo del vaso di Pandora è forse il più terribile dei beni o il più dolce dei mali.



Edited by mareioniokr - 17/2/2020, 12:21
 
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"Nella mitologia greca, il vaso di Pandora è il leggendario contenitore di tutti i mali che si riversarono nel mondo dopo la sua apertura. Pandora (1882) di Jules Joseph Lefebvre.
Secondo il racconto tramandato dal poeta Esiodo ne Le opere e i giorni, il vaso (pithos, πίθος in greco antico) era un dono fatto a Pandora da Zeus, il quale le aveva raccomandato di non aprirlo. Pandora, che aveva ricevuto dal dio Ermes il dono della curiosità, non tardò però a scoperchiarlo, liberando così tutti i mali del mondo. Sul fondo del vaso rimase soltanto la speranza (Elpis), che non fece in tempo ad allontanarsi prima che il vaso venisse chiuso di nuovo. Prima di questo momento l'umanità aveva vissuto libera da mali, fatiche o preoccupazioni di sorta, e gli uomini erano, così come gli dei, immortali. Dopo l'apertura del vaso il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale finché Pandora lo aprì nuovamente per far uscire anche la speranza.
Con il mito del vaso di Pandora la teodicea greca assegna alla curiosità femminile la responsabilità di aver reso dolorosa la vita dell'uomo: per questo motivo il personaggio di Pandora non è dissimile da quello di Eva nel mito biblico della Genesi.
Oggi l'espressione vaso di Pandora viene usata metaforicamente per alludere all'improvvisa scoperta di un problema o una serie di problemi che per molto tempo erano rimasti nascosti e che una volta manifesti non è più possibile tornare a celare"(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).


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Sarà per questo che dicono che la curiosità è femmina?


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Prometeo, aveva rubato il fuoco agli dèi per farne dono agli uomini, ed era stato punito duramente da Zeus.
Venne incatenato ad un’alta rupe fra i monti della Scizia, ed ogni giorno era attaccato da un’aquila che gli divorava il fegato, che durante la notte ricresceva. Tuttavia gli uomini ormai avevano il fuoco ed erano troppo felici e a Zeus non piacque decise perciò di inviare a loro qualche male.
Chiamato Efesto gli disse: "Sto per punire i mortali per la loro alterigia. Plasmami con terra e acqua una bella figura di donna".
Efesto obbedì e Zeus diede la vita a quel grazioso simulacro, chiamando la fanciulla Pandora, che in greco significa "tutti i doni", perché ogni dio le fece un dono mentre si accingeva a lasciare l’Olimpo: ricevette il fascino da Afrodite, l’abilità in ogni arte domestica da Aten e da Ermes la loquacità. Lo stesso padre degli dèi le donò un prezioso vaso ben chiuso, facendosi promettere però di non aprirlo mai.
Quando Pandora giunse sulla terra, Epimeteo, fratello di Prometeo, se ne innamorò e volle sposarla. "Stai per commettere un grave errore" lo ammonì Prometeo, ma Eracle non gli diede retta. Pandora si dimostrò una brava moglie, ma un giorno, la sua curiosità prese il sopravvento.
Mentre il marito si accingeva a rincasare, aprì il misterioso vaso: subito ne uscì un turbine nero che invase la stanza e si sparse per tutti i paesi, mentre già intorno risuonavano pianti e lamenti. In quel vaso infatti c’erano i dolori, i vizi, i rancori e tutti i mali che gli uomini primitivi ancora non conoscevano. Pandora stava per richiudere il vaso ormai vuoto, quando vide che sul fondo restava ancora qualcosa, che Zeus aveva lasciato agli uomini perché potessero sopravvivere: ........ era la speranza.



Edited by mareioniokr - 4/7/2019, 12:43
 
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L'ascesa di Psiche – William-Adolphe Bouguereau


Un re ed una regina avevano tre figlie. Le maggiori erano andate in spose a pretendenti di sangue reale, ma la più piccola, di nome Psiche, era talmente bella che nessun uomo osava corteggiarla, tutti l’adoravano come fosse una dea. Alcuni credevano che si trattasse dell’incarnazione di Venere sulla terra. Tutti adoravano e rendevano omaggio a Psiche trascurando però gli altari della vera dea, perfino i templi di Cnido, Pafo e Citera erano disertati per una mortale. Afrodite sentendosi trascurata ed offesa, a causa di una mortale, pensò di vendicarsi con l’aiuto di suo figlio Amore e delle frecce amorose.

La vendetta d’Afrodite consisteva di far innamorare Psiche dell’uomo più sfortunato della terra, con il quale doveva condurre una vita di povertà e di dolore. Amore accettò subito la proposta della madre ma, appena vide Psiche rimase incantato della sua bellezza. Confuso dalla splendida visione, fece cadere sul suo stesso piede la freccia preparata per Psiche cadendo cosi, vittima del suo stesso inganno.

Egli iniziò cosi ad amare la ragazza e non pensò neanche per un attimo di farle del male. Nel frattempo i genitori di Psiche si preoccupavano perché un gran numero di pretendenti veniva ad ammirare la figlia, ma nessuno aveva il coraggio di sposarla. Il padre preoccupato decise di consultare un oracolo d'Apollo per sapere se la figlia avesse trovato un marito, l'oracolo pero' gli comunico' una brutta notizia. Egli avrebbe dovuto lasciare la figlia sulla sommita' di una montagna, vestita con abito nuziale. Qui essa sarebbe stata corteggiata da un personaggio temuto dagli stessi dei.

Malgrado questo, i genitori non volendo disubbidire alle predizioni dell’oracolo, portarono, al calar del sole, Psiche sulla montagna prescelta vestita di nozze, e la lasciarono lì sola al buio. Solo quando lei restò da sola venne uno Zefiro che la sollevò e la trasportò in volo su un letto di fiori profumati. Psiche si svegliò quando sorse il sole e guardandosi attorno vide un torrente che scorreva all’interno di un boschetto. Sulle rive di questo torrente s’innalzava un palazzo d’aspetto cosi nobile da sembrare quello di un dio. Psiche, quando trovò il coraggio di entrare, scoprì che le sale interne erano più splendide, tutte ricolme di tesori provenienti da ogni parte del mondo, ma la cosa più strana era che tutte quelle ricchezze sembravano abbandonate.

Lei di tanto in tanto si domandava di chi fossero tutti quei beni preziosi, e delle voci gli rispondevano che era tutto suo e che loro erano dei servitori al suo servizio. Giunta la sera lei si coricò su un giaciglio e sentì un’ombra che riposava al suo fianco, si spaventò, ma subito dopo, un caldo abbraccio la avvolse e sentì una voce mormorarle che lui era il suo sposo, e che non doveva chiedere chi fosse ma soprattutto non cercare di guardarlo, ma di accontentarsi del suo amore. La soffice voce e le morbide carezze vinsero il cuore di Psiche e lei non fece più domande.

Per tutta la notte si scambiarono parole d’amore, ma prima che l’alba arrivasse, il misterioso marito sparì, promettendole che sarebbe tornato appena la notte fosse nuovamente calata. Psiche attendeva con ansia la notte, e con questo l’arrivo del suo invisibile marito, ma i giorni erano lunghi e solitari, quindi decise, con l’assenso del marito, di fare venire le sue sorelle, anche se Amore l’avvertì che sarebbero state causa di dolore e d’infelicità.

Il giorno seguente, un Zefiro portò le due sorelle da Psiche, lei fu felice di rivederle, e le due non furono di meno vedendo le ricchezze che possedeva. Ogni volta che le due facevano domande sul marito, Psiche sviava sempre la risposta o rispondeva che era un ricco re che per tutto il giorno andava a caccia. Le sorelle s’insospettirono delle strane risposte che dava Psiche, loro credevano che stesse nascondendo il marito perché era un mostro. Queste allusioni Psiche li smentì tutte, fino a quando non cedette e raccontò che lei non aveva mai visto il marito e che non conosceva nemmeno il suo nome.

Allora le due maligne, accecate dalla gelosia, insinuarono nella mente della povera ragazza che suo marito doveva essere un mostro il quale nonostante le sue belle parole non avrebbe tardato a divorarla nel sonno. Quella notte come sempre Amore raggiunse Psiche e dopo averla abbracciata si addormentò. Quando fu sicura che egli dormisse, si alzò e prese una lampada per vederlo e un coltello nel caso in cui le avrebbe fatto del male. Avvicinandosi al marito la luce della lampada gli rivelò il più magnifico dei mostri, Amore era disteso, coi riccioli sparsi sulle guance rosate e le sue ali stavano dolcemente ripiegate sopra le spalle. Accanto a lui c’erano il suo arco e la sua faretra.

La ragazza prese fra le mani una delle frecce dalla punta dorata, e subito fu infiammata di rinnovato amore per suo marito. Psiche moriva dalla voglia di baciarlo e sporgendosi, su di lui, fece cadere sulla sua spalla una goccia d’olio bollente dalla lampada. Svegliato di soprassalto, Amore balzò in piedi e capì quello che era successo e disse che lei aveva rovinato il loro amore e che ora erano costretti a separarsi per sempre. Lei si gettò ai suoi piedi ma Amore dispiegò le ali e scomparve nell’aria e con lui anche il castello.

La povera Psiche si ritrovò da sola nel buio, chiamando invano l’amore che lei stessa aveva fatto svanire. Il primo pensiero di Psiche fu quello della morte, correndo verso la riva di un fiume lei si gettò dentro ma la corrente pietosa la riportò sull’altra riva, cosi iniziò a vagare per il mondo a cercare il suo amore. Amore, invece, tormentato dalla febbre per la spalla bruciata, o forse dallo stesso dolore di Psiche, trovò rifugio presso la dimora materna.

Afrodite, quando venne a sapere che suo figlio aveva osato amare una mortale, che tra l’altro sua rivale, lo aggredì. Ma non potendo fare niente di male al figlio pensò di vendicarsi su Psiche, e con il permesso di Zeus mandò Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita come nemica degli dei, e che il premio per la sua cattura sarebbero stati sette baci che la stessa dea avrebbe donato. La notizia giunse fino alle orecchie di Psiche, che decise di sua volontà di andare sull’Olimpo a chiedere perdono.

Appena arrivata sull’Olimpo, Afrodite, le strappò i vestiti e la fece flagellare, affermandole che questa era la punizione di una suocera addolorata per il figlio malato. Dopodiché le ordinò di ammucchiare un cumulo di grano, orzo, miglio e altri semi; di prendere un ciuffo di lana dal dorso di una pecora selvatica dal manto dorato; di riempire un’urna con le acque delle sorgenti dello Stige. In poche parole tutti compiti impossibili, che però Psiche riuscì a compiere con l’aiuto di formiche, che accumularono il grano, di una ninfa, che le spiego' come e quando avvicinare la pecora nera, e perfino dell'aquila di Zeus, che l'aiuto' a prelevare le acque dello Stige.

Queste erano alcune delle crudelta' che Afrodite infliggeva alla povera Psiche, ma quando Amore seppe di quello che stava succedendo in casa di sua madre, sali' sull'Olimpo da Zeus per permettere il suo matrimonio con Psiche. Zeus, non potendo rifiutare la supplica di Amore, fece riunire tutti gli dei dove partecipo' anche Psiche. A questa assemblea Zeus decise di elevare al grado di dea, Psiche. Cosi' dicendo egli diede la coppa di nettare divino alla mortale che accetto' con molta paura.

Dopo svariate sofferenze, Psiche fu ben accolta all'Olimpo, anche da sua suocera poiche' aveva ridonato il sorriso al figlio, lo stesso giorno fu allestito un banchetto nuziale per festeggiare la nuova coppia. Amore e Psiche avevano ritrovato la felicita', ed il loro figlio fu una splendida femminuccia, alla quale fu dato il nome di Volutta'.



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Edited by mareioniokr - 4/7/2019, 12:46
 
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Samo, l’isola pitagorica
di Francesco Bizzini

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La statua di Zeus, meraviglia “perfetta”
Nicosia, tra i flutti del mare antico Gli dei dell’Olimpo un tempo passarono da qui. Insieme a loro la corrente portò anche culture, commercio e purtroppo anche tanto se non troppo turismo.

Egeo dell’est, Grecia per la precisione con una spruzzatina di Turchia in sottofondo.
Sì, perché l’isola di Samo è a poche miglia sia dalla più famosa Chio, che da quel grazioso arcipelago chiamato Dodecaneso, che anche dal territorio turco.

Prendere la palla al balzo saltando sul primo aereo allora ha il gusto d’aver colto i tipici due piccioni con una sola fava: leggasi un viaggio che ci porta a contatto con la stupenda cultura greca che strizza l’occhio alla bianca mezzaluna.

I trentatremila abitanti proteggono un tesoro forse inaspettato per un turista da sempre attento ad altri scorci “da viaggio organizzato”.

Infatti non dimentichiamo che Samo custodisce sulla sua costa un gioiello d’infiniti carati.

Chiamato Pythagoreion questo antico porto è stato inserito a diritto tra i Patrimoni dell’Umanità per mano dello stesso UNESCO.

E di certo questo sito non soffre di solitudine visto che non distante sorge il tempio diptero dedicato alla dea Era che con esso ha diviso l’importante onorificenza mondiale nell’anno 1992.

Mille metri dividono questa isola dal territorio turco e immergersi in queste acque crea la sensazione tipica di chi ama sostare sulla linea di demarcazione tra due stati, dondolando sul filo di una divisione che è solo cartografica.

Se poi anche lo stomaco brontola possiamo unire al cibo di questa fertile isola un bicchiere del rinomato nettare estratto dall’uva Vathy che si dice essere un’esplosione di piacere per il palato più ricercato.

Il verde che sale da questa feconda terra può riempire la bisaccia del visitatore di frutti d’ottima qualità, come l’olio d’oliva, il miele, i fichi e anche la seta.

Una terra che forma con le altre isole una vera e propria costellazione geografica.
Uno schema di spazi così particolare che non poteva che partorire una figura culturalmente affascinante come Pitagora.

Il filosofo, anche se riduttivo dargli solo quest’appellativo, si nascondeva dietro il mistero che avvolgeva lui, i suoi seguaci e quella strana dottrina che si ostinava a non trascrivere perché credeva nella superiorità della parola orale rispetto a quella scritta.

Altra epoca, strane formule e un alone di mistero.
Perché non andare allora a ricercare quest’emozioni in quest’angolo di Grecia?

Samo, silente aspetta.



CROTONE - legata a SAMO per l'amore, il rispetto, la cultura, l'arte del nostro GRANDE PITAGORA

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Cenni storiciLa fondazione di Kroton avvenne sulla fine dell'VIII secolo a.C. ad opera degli Achei. Di tale evento la leggenda ha tramandato la storia di Myskellos di Rhype il quale, avendo interrogato l'oracolo di Apollo a Delfi ebbe l'ordine di fondare una nuova città nel territorio compreso fra Capo Lacinio e Punta Alice.

Raggiunge il massimo splendore nel V° secolo, con la scuola filosofica, fondata da Pitagora; con la fiorente scuola medica, di cui si ricordano Alcmeone e Democede; con la vigoria dei suoi atleti, dei quali si ricorda, fra tutti, Milone, vincitore di molte Olimpiadi; con la bellezza delle sue donne, che fanno da modelle a Zeusi per il dipinto di Elena.

La città antica ha un circuito murario di 12 miglia ed il fiume Esaro la divide in due parti. La sua zona di influenza (chora) si estende a sud fino a Locri; a nord fino a Sibari, che vince nel 510 a.C.; ad ovest fino al Mar Tirreno. A questo periodo risale l'Heraion di Capo Colonna, che della città greca costituisce uno dei templi extramuranei.

In periodo romano, con il passaggio di Pirro e di Annibale la città si avvia ad irrimediabile declino e si restringe notevolmente, secondo le notizie riportate da Tito Livio e da Petronio.

In periodo medioevale, a seguito delle continue invasioni barbariche, la città si restringe alla sola collina dell'attuale Centro Storico, ed è protetta da una cinta muraria che circonda l'abitato, seguendo l'andamento del terreno.

Fino al Quattrocento la città ed il suo territorio sono feudo della famiglia Ruffo di Calabria, che li detiene con il titolo di marchese, da cui deriva il nome di Marchesato che ancora tutta la zona conserva.

Nel 1531 la città, da feudale diventa pertinente del Regio Demanio, e Carlo V, nel piano di fortificazione delle zone costiere, ordina di provvedere alla costruzione di una nuova cinta muraria e del Castello.

Il vicerè Don Pedro da Toledo fa iniziare detti lavori nel 1541, affidandone la cura all'architetto militare Gian Giacomo D'Acaja e successivamente al padovano Giovanni Maria Buzzacarino.

La cinta muraria, a pianta poligonale, munita di cinque baluardi è protetta, da una parte, dal mare e, dalla restante parte, da ampi fossati e dalla cospicua elevazione.

Nel 1799, sull'eco di quanto era accaduto a Napoli, anche a Crotone, la cittadinanza si impadronisce del potere ed innalza l'albero della libertà al posto del Seggio dei nobili.

Ma la feroce repressione operata dalle truppe sanfediste del cardinale Ruffo, ha ragione dell'accanita resistenza della città, con grave saccheggio.

Nel 1808 la città viene conquistata dai francesi che la detengono fino al 1815. In periodo borbonico la città è meta della sfortunata spedizione dei fratelli Bandiera, che sui trascorsi libertari della sua popolazione, contano per suscitare una insurrezione che si estenda a tutta la Calabria.

Dopo l'Unità d'Italia la città vive una profonda trasformazione e nascono i presupposti per il suo sviluppo futuro, legati al porto ed alla produzione di energia elettrica, che agevola l'insediamento di grossi complessi industriali, ora dismessi.

Il Regio decreto del 2 febbraio 1938 istituisce il Comune di Crotone




Edited by mareioniokr - 3/10/2018, 11:34
 
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Edited by mareioniokr - 10/3/2021, 09:29
 
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SATURNO contro CARTESIO...verso la via del cuore che chiude una porta ed apre un portone...su un nuovo mondo, però.



PARCOMAPPA


La leggenda vuole che Sutri sia stata fondata da dio Saturno, il padre di tutti gli dei, dal cui nome etrusco, Sutrinas, si pensa derivi il nome della città. Nello stemma cittadino appare infatti Saturno a cavallo, che deposta la spada, innalza un fascio di spighe di grano, simbolo della fecondità e dell'abbondanza della terra sutrina. La tradizione dice che lo stesso Saturno, padre degli dei e degli uomini, creò questa città, che con l'andar dei secoli meritò l'appellativo di "Antichissima".



COMUNE DI SUTRI CITTADINA LAZIALE.....

Edited by mareioniokr - 3/10/2018, 11:36
 
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Minosse fece costruire dall’architetto Dedalo un labirinto per rinchiuderci dentro il Minotauro, mostro con la testa di toro e il corpo umano.
Questo mostro si nutriva di sette fanciulle e sette fanciulli Ateniesi all’anno.
Teseo, giovane principe Ateniese, per porre fine a questa strage partì con l’oro. Prima però fece un patto con il padre: se tornava in vittoria doveva mettere al posto delle vele nere delle vele bianche.


crete


Teseo parte per Creta insieme ai quattordici fanciulli.



Arianna, figlia di Minosse. si innamora di TESEO.
la principessa ARIANNA da a Teseo un gomitolo di spago da srotolare per ritrovare la strada per uscire dal labirinto.

Teseo entra nel labirinto, con i quattordici giovani, srotolando il filo di Arianna.

Uccide il Minotauro spezzandogli un corno e conficcandoglielo in fronte.

Riparte portando con se Arianna, che però abbandona nell’isola di Nasso.

Gli dei, offesi per l’abbandono di Arianna, fanno dimenticare a Teseo di issare, come d’accordo, le vele bianche. Così il padre, vedendo vele nere e credendo suo figlio morto, si uccide gettandosi in mare.


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Edited by mareioniokr - 3/10/2018, 11:40
 
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MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE.






L’esposizione si svolge su due piani, pur sviluppandosi la struttura su quattro livelli. Da via Risorgimento si accede direttamente al penultimo livello dove sono esposti reperti provenienti dall’abitato della polis magno greca. Nelle grandi vetrine a parete che si sviluppano attorno alla scala di collegamento con il piano superiore trovano posto anche gli ultimi rinvenimenti emersi dagli scavi del quartiere ceramico, kerameikpos: ceramica a rilievo, coroplastica, ceramica comune e a vernice nera e terrecotte architettoniche. Gli altri materiali, già esposti nel vecchio allestimento, si riferiscono agli scavi effettuati nell’attuale centro urbano (palazzo Messinetti, via Tedeschi, ecc.) e alla grande necropoli di Carrara: ricchi corredi tombali costituiti per lo più da ceramica attica a figure nere e rosse. Nelle altre vetrine trovano posto le collezioni private delle famiglie Albani, Lucifero, ecc. L’esposizione è corredata da un apparato documentario che illustra la storia della città dalla preistoria al periodo tardo antico, con particolari riferimenti alla fondazione, all’atletismo, alla scuola di Pitagora, allo stessa figura di Pitagora, di Milone, Democide e Alcmeone.

Al piano superiore l’esposizione prosegue con i reperti provenienti dal territorio, chora, e dai santuari posti fuori le mura, ma che ricadono nell’ambito del territorio provinciale. Gli oggetti esposti provengono da Cotronei, Strongoli, Zinga di Casabona e Le Castella di Isola C.R. e dai santuari dedicati ad Apollo Aleo a Cirò Marina, ad Hera Lacinia a Capo Colonna, in località S. Anna di Cutro e Vigna Nuova di Crotone. Il percorso si chiude con gli spazi dedicati al Tesoro di Hera, nelle vetrine sono esposti tutti gli oggetti, compreso il diadema in lamina d’oro, provenienti dall’edificio dell’area sacra di Capo Colonna dove i pellegrini anticamente ponevano i doni. Oggetti in bronzo o altri materiali di provenienze diverse quali sfingi, gorgoni, sirene, la barchetta dei nuraghi, il cavallino, l’ariete, lo scarabeo, ecc. e la ricostruzione di elementi architettonici in marmo e cotto attestano anche la rilevanza del luogo in tutta l’area del mediterraneo, centro di scambi culturali e di attività economiche e politiche.

Orario 9-20, chiuso il 1° e 3° lunedì del mese, ingresso £. 4.000, tel. 0962/23082.





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Edited by mareioniokr - 10/3/2021, 09:30
 
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Vito-Vona-9-marzo-9-1024x683



Grande…

Immenso…

E sempre in movimento…

Tra una sponda e un’altra,

danzando come una gitana

sotto stelle e lune sognanti,

soli e nuvole di ovatta…

Sempre…

seguendo il

vento e i suoi umori

incostanti…

Ora a ritmo di tamburi

ora dietro a suoni di chitarre

in festa,

tra falò scoppietanti

e risa in quantità…

Esplorando e vegliando

anime inquiete,

erranti tra nuove speranze

e antiche leggende…

terre nuove e

straniere…

tra lingue e

culture diverse…

Ma uniche nella mia terra,

nella mia lingua,

nella mia cultura,

nella mia anima…

Nel mio Mare…
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Edited by mareioniokr - 10/3/2021, 09:32
 
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pitagora



Pitagora, personaggio quasi leggendario e filosofo legato alla tradizione orfica, fu il fondatore, nel 530 a.C.,della setta aristocratica dei Pitagorici che aveva sede a Crotone.

Dogmi della setta

La setta si distinse nella società non solo come corrente filosofica ma anche come un potente gruppo politico (aristocratico e ultraconservatore) e un importante gruppo di studi con interessi astronomici e musicali ma soprattutto numerologici. Gli adepti erano divisi in due gruppi: acusmatici (che ascoltavano tutto) e matematici (che ascoltavano solo le nozioni matematiche), ed erano ammessi alla rivelazione del sapere anche se erano tenuti al rispetto dei dogmi fondamentali, a mantenere il segreto e a sottoporsi a rigidi rituali religiosi (alimentazione strettamente vegetariana, vita ascetica, superstizione). Per primi, i Pitagorici, attuarono una maggior cura della gioventù e una rivalutazione della femminilità.

Le dottrine fondamentali del pitagorismo si possono racchiudere nel rapporto fra anima e corpo e limite e illimitato e nelle teorie numerologiche.

Metempsicosi:
Reincarnazione in esseri di natura inferiore (animali) per espiare colpe dovute alla vita terrena. L'unico modo per evitare questo processo era condurre una vita esente da impurità.

Visione ciclica del tempo
Tutto è visto come un eterno presente. La realtà è sempre uguale e si ripete a cicli regolari. Questo concetto era stato già elaborato da Anassimandro. Questa era la risposta dei pitagorici ai cambiamenti sociali rapidi, per loro, apparentemente irreversibili.

Cosmologia
Deriva essenzialmente dalla dottrina dei numeri. I Pitagorici vennero accusati di "aggiustare" le loro teorie. Descrivevano infatti nell'universo (dove tutto ruotava attorno a un fuoco centrale) dieci punti notevoli, di cui il decimo inesistente (antiterra, alter ego del nostro pianeta), inventato per far tornare i conti.

Tutto riportabile a valori numerici
I Pitagorici consideravano i numeri come l'archè, il principio di ogni cosa. La realtà aveva struttuta matematica (formata da numeri). Filolao, un pitagorico, diceva che la materia era formata di tetraedri uguali combinati in maniera diversa. Inoltre i Pitagorici facevano coincidere ad ogni numero una figura geometrica (aritmogeometria) e attribuivano ai numeri diverse proprietà

Proprietà fisiche dei numeri

1 parimpari (se aggiunto a un numero pari diventa dispari e viceversa)

2 donna

3 uomo

4 giustizia (simbolo del quadrato, dove ogni lato ne ha un altro di fronte)

5 matrimonio (3 [uomo] + 2 [donna])

Dai primi quattro numeri derivava poi la tetractis, triangolo formato da 10 pietruzze su cui i Pitagorici erano soliti giurare.

La tetractis racchiudeva la sintesi del pensiero pitagorico: era un triangolo composto da dieci unità (dieci era considerato un numero magico in quanto somma dei primi quattro numeri)

Tetractis

Inoltre aveva quattro unità per lato e queste erano disposte in ordine crescente dall'alto in basso. Una pietruzza si trovava al centro del triangolo.

Proprietà geometriche dei numeri (modello cristallografico di Filolao)

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Differenze tra orfismo e pitagorismo

La dottrina Pitagorica unisce pratiche orfiche a teorie matematiche.

Se per l'orfismo ci si purificava attraverso il comportamento (astenendosi da determinati comportamenti e dal mangiare determinati cibi), per i Pitagorici la purificazione avveniva sia in questo modo che attraverso la ragione (studio dei rapporti, del calcolo, dell'armonia). Per i Pitagorici infatti l'armonia dei numeri regnava su tutto, dalla musica all'astronomia. Difatti secondo le mappe dell'universo dall'epoca, le distanze fra i pianeti del sistema solare (dieci, per loro) erano direttamente proporzionali alle corde impiegate per comporre le determinate note.



Crisi della setta

La crisi della setta (attribuita storicamente ad Ippaso) fu dovuta principalmente alla scoperta dei numeri irrazionali (diagonale del quadrato) che sconvolsero le credenze della setta che ritenevano tutto definito e limitato.

Inizialmente la notizia fu occultata ma trapelò a causa di alcuni adepti infedeli.

La setta fu poi cacciata da Crotone, a causa di una rivoluzione (democratica o aristocratica), instaurandosi così in Magna Grecia dove costituì il secondo pitagorismo.

Le differenze fra il primo e secondo pitagorismo sono a noi ignote, dato il segreto in cui vivevano gli adepti.

 
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view post Posted on 4/7/2019, 11:52
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vaso-pandora-mito-02 Pandora: le origini e il suo destino

C'era un tempo in cui gli uomini potevano frequentare gli dèi e sedere con loro allo stesso tavolo. Creati dal titano Prometeo ("colui che riflette prima") e dotati di memoria e intelligenza erano creature che si poteva quasi considerare semi-divine.

Poi un giorno funesto Prometeo rubò il fuoco divino scatenando le ire di Zeus, il padre di tutti gli dèi.

Questi non solo decise di punire il ladro in maniera esemplare - Prometeo fu incatenato per sempre a una roccia e condannato a vedersi mangiare ogni giorno il fegato da un'aquila - ma sfruttò anche l'occasione per portare devastazione presso gli uomini, veri e propri "pupilli" di quest'ultimo ma mal tollerati dalle schiere divine.

Ma come portare la sciagura tra gli uomini senza poter essere etichettato come un dio crudele?

Zeus risolse il problema in una maniera tanto brillante e intricata quanto efficace: l'avrebbe fatta portare tra gli uomini da un uomo stesso, anzi... da un esemplare femmina di uomo, una donna!

La cervellotica divinità diede quindi mandato al figlioccio Efesto - il dio inventore del fuoco, della tecnologia, dell'ingegneria, della scultura e della metallurgia - di creare una femmina umana di bellezza, grazia e doti straordinarie. Efesto eseguì l'ordine, facendosi aiutare da altre divinità: ognuna di esse donò qualcosa alla ragazza.

A questa fanciulla così ricca di qualità venne dato il nome di Pandora ("colei che ha tutti i doni"). Immaginare che un esemplare umano di tali virtù sarebbe diventata la causa dei mali futuri del genere umano era francamente impossibile...



Pandora: il vaso, la curiosità e quel divieto difficile da rispettare

Zeus ordinò a Ermes di portare la fanciulla tra gli uomini e di farla incontrare con Epimeteo ("colui che si accorge in ritardo"), il titano fratello di Prometeo.

Epimeteo era stato avvisato dal fratello di non accettare alcun dono che provenisse dagli dèi (e da Zeus in particolare) ma era impossibile resistere a una tale bellezza: il titano s'invaghì subito di Pandora e decise di sposarla.

Detto fatto. Un dipinto con Pandora e il suo vasoAl seguito della fanciulla c'era anche un misterioso dono divino: uno scrigno antico dal contenuto sconosciuto. Chi glielo aveva regalato, Zeus, era stato molto chiaro a riguardo: quello scrigno (vaso) doveva restare sempre chiuso e nessuno avrebbe mai dovuto guardare al suo interno.

Epimeteo nascose il regalo nuziale e se ne dimenticò, tutto preso com'era a godersi l'eccezionale moglie e la compagnia degli uomini, esseri che ai tempi non conoscevano e non subivano cose come la morte, la malattia, l'odio e la fatica...

Solo che Pandora era curiosa. Tanto curiosa.
La curiosità era una delle suo più grandi virtù e soddisfarla sempre e comunque era una sua priorità.
Il sapere che nella casa che divideva con il marito era nascosto da qualche parte quello scrigno TANTO ricco di misteri le provocava un certo prurito che era difficile contenere.

Un giorno non riuscì più a resistere: si mise a cercare l'agognato oggetto e lo trovò.
Una volta che il vaso fu tra le sue mani, aprirlo e poterne conoscere il contenuto per Pandora fu un gesto naturale.

E così per l'Uomo cominciarono i problemi.

Sì perché all'interno di quel vaso (scrigno) erano state rinchiuse cose non certo innocue come la fatica, la malattia, l'odio, la vecchiaia, la pazzia, l'invidia, la passione, la violenza e la morte. Queste, liberate dallo scrigno ormai aperto, si diffusero immediatamente tra gli uomini, cambiando per sempre la loro esistenza.

Si compì così il destino di Pandora, quello per cui era stata creata.

Il mondo cambiò, diventando un luogo poco ospitale, desolato, duro. E gli uomini divennero individui molto diversi dagli dèi, ridotti a "esseri terreni" vittime di tutti i nuovi mali mischiati tra loro.

Solo quando Pandora aprì di nuovo lo scrigno e fece uscire la Speranza, le cose migliorarono vaso-pandora-mito-01 Pandora: le tante versioni del mito

Del mito di Pandora e del suo vaso esistono tante varianti.

Un dipinto con Pandora e il suo vasoIn alcune, il misterioso vaso era già in possesso di Epimeteo, che lo aveva nascosto dopo averlo ricevuto dal fratello: Prometeo stesso vi aveva rinchiuso tutti i mali che avrebbero potuto tormentare l'uomo.

In altre, Epimeteo avrebbe rifiutato in un primo momento la fanciulla, forse memore degli avvertimenti di Prometeo. Ma in un secondo tempo, dispiaciuto per la punizione inflitta a quest'ultimo e per la delusione provocata in Pandora dal suo "no", cambiò idea.

Secondo miti diversi, sarebbe stato Epimeteo (che non era proprio il più sveglio del reame) ad aprire il vaso che custodiva segretamente in casa perché contagiato dalla curiosità della bella moglie.

Quale che sia la versione non si scappa: la teodicea greca assegna alla curiosità femminile di Pandora la grandissima responsabilità di aver reso dolorosa la vita della razza umana: per questo motivo questa figura mitologica assomiglia a quella di Eva nel mito biblico.



Pandora: ma che fine ha fatto?

Se molto si sa della prima parte della vita di Pandora poco è dato da sapere sui suoi ultimi anni di vita.

Di certo, dal matrimonio con Epimeteo nacque una bambina, Pirra, che diventerà in futuro moglie di Deucalione, un cugino figlio del titano Prometeo e di Climene.

Toccherà a questa coppia ripopolare il mondo degli uomini dopo che Zeus - sempre lui! - deciderà di farla finita con la razza umana (perché ormai abbrutita): affogandola sotto la quantità inimmaginabile di acqua del suo Grande Diluvio...



vaso-di-pandora



Edited by mareioniokr - 17/2/2020, 12:27
 
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view post Posted on 17/2/2020, 12:17
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view post Posted on 30/9/2020, 11:12
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vaso

SVUOTA IL TUO VASO DI PANDORA
E QUANDO SARANNO USCITI TUTTI
GLI ELEMENTI CHE TI HANNO FATTO
SOFFRIRE PER TANTO TEMPO.,VEDRAI
SUL FONDO UNA NUOVA ENERGIA DI
TRASFORMAZIONE E TUTTO CAMBIA:

IL NERO DIVENTA ROSA
IL RANCORE DIVENTA ACCETTAZIONE
IL DOLORE DIVENTA LUCE.

L'ANIMO RISANATO SARA LEGGERO COME
UNA FARFALLA !
CREDIMI..............
IO L'HO PROVATO

RINASCITA E TRASFORMAZIONE DELL'UOMO
INTESO COME ESSERE GLOBALE FATTO DI LUCE
SIAMO
POLVERE DI STELLE
POLVERE...... DI DIO


 
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view post Posted on 10/3/2021, 09:33
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